Mi ci gioco la faccia
Ho immolato qualche ora della mia vita per scaricare, installare e testare lo SDK di iPhone
Ho immolato qualche ora della mia vita per scaricare, installare e testare lo SDK di iPhone -- il programma che Apple offre gratuitamente a chi vuole scrivere programmi per il suo cellulare e per il fratello minore iPod Touch, lo "iPhone che non telefona".
Come ho avuto modo di scrivere su queste pagine, iPhone al rilascio non meritava tutto l'entusiasmo con cui è stato accolto. Era in sostanza lo "iPod che telefona anche". Non era una piattaforma, cioè non era possibile aggiungere alcuna funzionalità all'apparecchio una volta rimosso dalla confezione: quindi un prodotto straordinariamente inflessibile e dimostrabilmente un investimento peggiore rispetto a un cellulare Windows Mobile o Symbian. Poi Apple ha cominciato la riscrittura del software, che culminerà nel rilascio della versione 2.0 prevista per giugno. Lo SDK mette in luce un sistema operativo, che Apple chiama iPhone OS, cugino di Mac OS X ma distinto da esso, ottenuto non solo con la brutale sottrazione di funzionalità.
Uno sviluppatore può creare applicazioni per OS X facendo richieste al sistema operativo (come "apri una finestra" o "riproduci questo suono") in tre modi diversi: Java, Cocoa e Carbon. Quest'ultimo è discendente diretto del Mac OS classico che abbiamo usato sino al 2001, e in iPhone OS non se ne trova traccia. Di conseguenza, le applicazioni con una lunga storia, come quelle di Adobe e quelle di Microsoft, non possono venire trasportate sulla nuova piattaforma Apple; le altre invece sì.
L'idea di avere Photoshop o Word sull'iPhone non credo faccia perdere il sonno a nessuno; del resto anche iLife, un gruppo di programmi creati con Cocoa, sull'iPhone ci starebbe male e servirebbe a poco. Lo stesso vale per la maggior parte delle applicazioni di casa su un Mac, con la possibile eccezione di alcuni giochi. È per questo motivo che trovo sommamente interessante la divergenza, pur limitata, che gli ingegneri Apple hanno imposto a Cocoa per iPhone. Per capire dove stanno andando, insomma, basta guardare come hanno sterzato e guardare dove si va a finire su quella traiettoria.
Molta attenzione è stata dedicata alla grafica e al suono, ancor più di quanto sia lecito aspettarsi per una famiglia di prodotti che deriva direttamente dagli iPod. I giochi per iPhone faranno certamente impallidire quelli della
Sony PSP, complice anche un processore due volte più veloce e uno schermo più luminoso e nitido; il paragone è ancora più impietoso con il
Nintendo DS Lite.
Sospetto che, alla lunga, il successo annunciato di iPhone e iPod Touch nel campo dell'intrattenimento potrebbe favorire lo sbarco di alcuni giochi su Mac, con un processo di adattamento all'inverso.
Cattiva notizia: dopo aver visto la gran quantità di lavoro che i tecnici Apple hanno messo in iPhone, sono assolutamente convinto del fatto che tutti i migliori ingegneri di Cupertino siano stati assegnati alla nuova piattaforma. Lasciando le mezze calzette a Mac OS X. Sono anche disposto a fare una predizione: secondo me alla conferenza sviluppatori del prossimo giugno non si comincerà neppure a ipotizzare di Mac OS 10.6. Per me, s'inventeranno qualcosa nel 2009. Se avrò torto, sbertucciatemi.
Troppo inchiostro è stato poi versato sul modello distributivo dei programmi, controllato da Apple, e sulla necessità per gli sviluppatori di registrarsi e firmare le proprie applicazioni. Non c'è niente di nuovo sotto il sole: anche nei più recenti Windows Mobile e Symbian di Nokia lo sviluppatore deve usare un certificato digitale. Semmai, perché non ne approfittiamo una buona volta per introdurre la responsabilità civile dei produttori di software? Se un architetto mi costruisce una casa che crolla non ne esce fischiettando, se una casa farmaceutica butta fuori un calmante che aumenta le possibilità di infarto paga centinaia di milioni di penali, sarebbe anche ora che Microsoft, Apple e compagnia cantante venissero ritenute responsabili dei loro disastri se e quando li combinano.
--
In vita sua Luca Accomazzi ha posseduto tre Apple II, undici Mac e due iPod, compreso l'attuale modello Touch. Nessun PC.
Originariamente pubblicato in data 30/04/2008