Una noia chiamata CES
Una noia chiamata CES
C’era una volta, e forse da qualche parte c’è ancora, la fiera di settore. Steve Jobs fece scalpore quando chiese a tutte le Apple di tutto il mondo di non parteciparvi più. A quei tempi lo SMAU a Milano la faceva da padrone a casa nostra e ricordo lo sgomento di noi giornalisti e degli appassionati all’idea di non trovarci più uno stand Apple. Che c’era sempre stato: personalmente ricordo che nel 1986 o giù di lì io venni pagato per presenziare quotidianamente e presentare il nuovissimo Excel versione 2 agli interessati, dall’interno dello spazio “professionisti”. Una faticaccia.
Steve Jobs ammise eccezione solo per le fiere dedicate completamente a Mac; per esempio, l’originale iPhone venne presentato nel 2007 nel contesto del Macworld Expo di San Francisco. Il Nostro però poco dopo fece di nuovo scalpore: per sua decisione il 2009 infatti fu l’ultimo anno in cui Apple partecipò a una qualsiasi esposizione. Il ragionamento non venne mai esplicitato, ma possiamo star certi che fosse sostanzialmente questo: Apple è divenuta così grande che, quando deve annunciare qualcosa, il battage si crea anche se viene a mancare la cornice. Non serve un luogo speciale né un momento speciale per presentare un prodotto rivoluzionario come iPad e neppure un prodotto evolutivo come iPhone 5s, quindi che senso ha affrettare lo sviluppo per riuscire a presentare un prodotto alla data prefissata (da terzi) per la fiera? Così la casa di Cupertino fece un passo indietro
Premete il tasto ⏩ e andate avanti veloci alla data di oggi. Si è appena chiuso il Consumer Electronics Show di Las Vegas, da anni ed anni il principale appuntamento per l’elettronica di consumo, teatro tra l’altro dell’ultimo discorso di Bill Gates da amministratore delegato e rappresentante di Microsoft subito prima del prepensionamento. Oggi sembra di respirare un’aria di disfatta. Gli annunci fulminanti che caratterizzavano la manifestazione soltanto uno o due anni fa sembrano volatilizzati. Sì, c’è qualche TV ancora più grande e con ancora più pixel, perché ai modelli 4k dell’anno scorso si sono affiancati quelli nuovi e s’è visto persino un modello 8k. Il mio personale parere è che, dopo aver provato a rifilarci televisioni 3D con scarsissimo successo, l’industria si affanna con i modelli al ultra-alta risoluzione ed è destinata al medesimo fallimento. Le TV 3D sono finite in qualche salotto dove oggi gli occhialini prendono polvere perché nessuna rete televisiva ha mai creato contenuti tridimensionali. Le TV UHD sono destinate con certezza se possibile anche maggiore al medesimo triste inutilizzo, basti dire che quando girarono il film conclusivo della serie di Harry Potter soltanto un paio di scene vennero registrate in 4k perché l’equipaggiamento per farlo è troppo ingombrante, troppo costoso, troppo delicato per un uso normale sui set di produzione. E se quella tecnologia è troppo costosa e complessa per un film che, mentre lo giravano, già era destinato a un successo planetario, credete che possa venire adottata per i telegiornali e i telefilm girati in interno di casa nostra?
Il Consumer Electronics Show 2014 ha messo sotto ai riflettori anche gli smartwatch di una dozzina di marche. Alcuni sono stati semplicemente etichettati come scomodi, grossi e pesanti, mentre invece altri si sono anche rivelati del tutto inutili. Il meno peggio, a parere di chi scrive, è sempre il primo, il Pebble, che oggi ha anche una versione con cinturino di cuoio o di acciaio e qualche utilizzo in più rispetto alla versione precedente, ma si tratta comunque di accessori destinati a chi ama le novità a dismisura e non ha nient’altro da infilare al polso. La stragrande maggioranza dei giovani maschi continuerà a girare a polso nudo, quelli over-40 che se lo sono potuti permettere continueranno a tenersi stretto il Rolex o succedaneo.
Certo, ne riparliamo se e quando Apple se ne esce davvero con il vociferato iWatch. Mi limito a suggerirvi di non trattenere il respiro. Certo, le voci sono così insistenti che certamente un fondo di verità c’è: ci stanno lavorando da un pezzetto. Ma questo non significa poi molto. Considerate che oggi sappiamo per certo che il lavoro su iPad è cominciato prima ancora che lo sviluppo di iPhone avesse inizio. Sappiamo anche che iPhone è stato presentato nel 2007 e iPad nel 2010. Sono passati tre anni, insomma, esclusivamente dedicati ad affinare il tablet prima che la casa di Steve Jobs decidesse di poter lanciare sul mercato il prodotto. Sono dei perfezionisti, lo sappiamo, e non faranno passi falsi. A maggior ragione visto che, dopo la scomparsa del fondatore, chi s’è dovuto accomodare nelle sue scarpe può permettersi tutto tranne che annunciare una nuova categoria di prodotto e sentirsi dire che è un fallimento e che Apple ha perso il tocco magico. Quindi, ci andrà coi piedi di piombo se non di uranio impoverito.
Certo, a guardar bene di buone idee se n’è vista qualcuna. Ma non arrivavano dalle grandi aziende, i cui dirigenti hanno capito che la strada l’aveva tracciata Jobs nel 2009. Arrivano dai più piccini, o dai marginali, quelli che hanno ancora bisogno dalla gran ribalta per strappare un trafiletto a quotidiani e riviste di settore. La world wrestling federation ha annunciato il canale digitale streaming da dieci dollari al mese per una decina di canali dedicati al loro… va beh, chiamiamolo sport. Di per sé è cosa assai minore, ma immaginate se una iniziativa del genere venisse annunciata per uno sport davvero popolare come il baseball, il football americano, il basket o il calcio. È primo indizio del fatto che le TV tradizionali, specifiche, stanno iniziando una nuova fase della loro morte per inedia, soppiantate dai YouTube di questo nuovo mondo digitale che ci cresce attorno.
Il prototipo Oculus Rife Cove ha dimostrato che si può davvero fare della realtà virtuale coinvolgente e impressionante. Ma è, appunto, un prototipo, e vale comunque anche per lui il problema dell’assoluta mancanza di contenuti fruibili che attirerebbero i consumatori ad acquistare un prodotto del genere.
E poi c’era un accessorio per iPhone che gli aggiunge una telecamera termica. Che avrà un grande successo, nonostante il prezzo non proprio popolare di 350 dollari al pezzo, se permette ai ragazzetti di sbirciare le tette alle belle di passaggio, pur sotto a vestiti e costumi da bagno. Altrimenti, non so mica.