Nuove tecnologie contro il doping
Sempre più difficile riconoscere la presenza di droghe assunte da atleti senza scrupoli
Vincere la guerra alle sostanze dopanti e incriminare gli atleti che assumono droghe proibite è sempre più difficile. Negli ultimi cinque anni si sono moltiplicati a dismisura i casi di ciclisti, calciatori, sollevatori di pesi che abusano di medicinali di nuova concezione, inventati appositamente per lo scopo di aiutarli a stracciare ogni record e battere i rivali. Non si tratta più, dunque, di medicine in commercio utilizzate anche per aumentare le prestazioni, ma di prodotti concepiti esclusivamente per il doping. Ovviamente questo rende molto più difficile agli analisti notarne l'esistenza durante i controlli di routine.
Nel 2002 una ciclista americana, Tammy Thimas, venne scoperta mentre assumeva il norboletone, uno steroide mai messo in commercio. Uno scienziato senza scrupoli aveva trovato il modo di sintetizzarlo in un laboratorio casalingo e l'aveva venduto ad alcuni atleti. L'anno dopo il medesimo personaggio riuscì a produrre un altra droga analoga, il THG, che pare sia stata assunta anche da alcuni partecipanti a quella che è probabilmente la più prestigiosa gara del ciclismo mondiale, il Tour de France. Le prove di laboratorio sono largamente inefficaci contro sostanze di nuova concezione.
Usando un apparecchio altamente sofisticato, lo spettrometro di massa, un chimico analizza in laboratorio il campione di urina o di sangue prelevato all'atleta e cerca tracce delle droghe utilizzate per esaltare le prestazioni fisiche. In molti casi la droga non può venire trovata direttamente ma è possibile scoprire composti derivati dalla sua decomposizione o dagli effetti che la droga ha sul metabolismo.
Oggi vengono cercati di routine decine e decine di sostanze chimiche, alcune delle quali davvero difficili da scoprire, come lo HGH (ormone della crescita). Secondo alcuni esperti è necessario capovolgere questo tipo di indagini. La proposta più interessante: misurare periodicamente i 30-35 parametri fisici più importanti dell'atleta professionista: da quando comincia a competere sino a quando si ritira. Per esempio, si misurerebbe l'ematocrito, ovvero la percentuale del sangue occupata dai globuli rossi. L'ematocrito viene aumentato da una sostanza, l'eritropoietina, particolarmente difficile da misurare direttamente. D'altra parte se tutti i parametri di un atleta sono noti sin da quando aveva diciotto anni e se il suo ematocrito improvvisamente schizza in alto, all'età di trenta anni e alla vigilia di una gara importante, si può star certi che sia stata assunta una sostanza dopante.
Un'altra proposta interessante: congelare i prelievi effettuati e conservarli per anni, se necessario anche decine d'anni. In questo modo, un atleta che vince una medaglia d'oro olimpica approfittando di una droga appena inventata potrebbe venire squalificato retroattivamente anche vent'anni dopo aver stabilito il record, quando i test per scoprire quella droga diventano di uso comune ed è possibile effettuare una controprova sul campione di sangue o di urina prelevato il giorno dopo la prestazione.
Chi custodisce i custodi? Un calcolatore potrebbe venire usato come supervisore di arbitri
È successo in Italia nel 2006: un coacervo di interessi che coinvolgevano dirigenti corruttori di società calcistiche, arbitri e designatori di arbitri corrotti che aggiustavano le partite in corso osservando una delle due squadre con occhio di favore. Gli organi federali di controllo intanto guardavano dall'altra parte, perché largamente nominati su indicazione delle squadre di calcio più influenti e formati spesso da personaggi che avevano fatto parte delle compagini corruttrici.
È successo negli Stati Uniti nel 2007. Questa volta lo sport è la pallacanestro, divisione nazionale NBA. Alcuni arbitri (uno è reo confesso, altri sotto investigazione) che scommettevano su partite arbitrate da loro stessi e che passavano informazioni a scommettitori professionisti.
In alcuni sport (specialmente quelli a squadre in cui i contatti tra giocatori avversari sono frequenti) l'arbitro ha una importanza fondamentale e un arbitraggio men che onesto può avere una rilevanza fondamentale sul risultato finale. Se il giro d'affari della partita è milionario, come spesso accade, la pressione economica è notevolissima. Oggi alcuni operatori si chiedono come utilizzare le nuove tecnologie per distinguere le pecore nere o direttamente impedire gli arbitraggi di parte. La proposta più interessante: un sistema automatico di verifica post-partita. Un computer analizzi statisticamente tutti i dati raccolti sul match: chi ha giocato e per quanto tempo, quanti passaggi di palla e quando, quanti falli fischiati e ogni quanto tempo, e via elencando. Quando il calcolatore dispone di massicce quantità di informazioni su tutte le partite disputate in più stagioni è in grado di evidenziare tutti quei match le cui caratteristiche sono fuori norma. A questo punto un supervisore umano può riesaminare le registrazioni con occhio critico e giudicare i motivi per cui l'arbitraggio si è svolto in modo anomalo.
Originariamente pubblicato in data 07/10/2007