Un PC nel cerotto
Intel, in collaborazione con alcune università statunitensi, sta progettando e prototipando i picoprocessori, apparecchi informatici piccolissimi
Intel, la casa che produce la maggior parte dei microprocessori che stanno al cuore dei PC, ha una idea in testa. Una idea piccola, per la verità: grande quanto un granello di sabbia. Ne ha parlato in una intervista Patrick Gelsinger, direttore tecnico della grande azienda americana: Intel, in collaborazione con alcune università statunitensi, sta progettando e prototipando i picoprocessori. Si tratta, insomma, di produrre apparecchi informatici piccolissimi — i primi hanno le dimensioni di una palla da golf e costano duecento dollari l'uno, ma l'idea è di scendere alle misure di un chicco di riso e a cinque dollari di costo entro il 2011, e infine di arrivare a realizzare apparecchi quasi invisibili all'occhio nudo e del prezzo di pochi centesimi. Oggi i primi picoprocessori vengono usati come sensori, per tenere sotto continua osservazione complesse e costose strutture; duecento di essi, per esempio, sono disposti lungo il famosissimo ponte di San Francisco, il Golden Gate, per misurare in continuazione lo stress a cui è sottoposta la struttura a causa dei microsismi e dei venti. Alimentati a batteria, comunicano tra loro via onde radio, elaborano localmente le informazioni che raccolgono e poi inviano i risultati dei calcoli a un vero PC. Durante un simposio, Gelsinger ha lanciato in mezzo alla platea alcune decine di palle di gomma, ciascuna dotata di un picoprocessore, che trasmetteva in continuazione la sua posizione a un calcolatore centrale che ricostruiva in grafica 3D a video i movimenti di ciascuno, e la proiettava su un grande schermo.
La sfida sta nel rendere energeticamente autosufficienti gli apparecchietti, dotandoli di piccolissimi pannelli solari o soluzioni che traggano energia dalle vibrazioni, come succede in alcuni orologi. A questo punto sarà possibile utilizzarli in altri campi di applicazione. Come nell'agricoltura — per esempio, informeranno i viticoltori se parte del vigneto subisse una gelata — o nella medicina. Un picoprocessore grande quanto un chicco di riso potrebbe venire ingerito e i suoi sensori trarrebbero informazioni dall'apparato gastrointestinale del paziente. Un picoprocessore del costo di pochi centesimi potrebbe venire inserito in ogni cerotto in vendita, in modo da tenere sotto controllo la pressione sanguigna e il battito cardiaco della persona che se lo porta appresso.
Chi volesse approfondire la tematica, può scaricare dal sito sourceforge.net il codice del sistema operativo TinyOS e della base dati TinyDB che fanno funzionare i piccoli picoprocessori: Intel e l'Università di Berkeley hanno deciso di affidarne le sorti alla collettività del movimento Open Source. Nell'informatica, sembra ormai dimostrato che pochi individui intelligenti e motivati riescono a lavorare meglio delle mega-aziende. E, dopo tutto, piccolo è bello.
Originariamente pubblicato in data 11/02/2009