Qui non si tocca
iPhone e iPod Touch: una opinione di prima mano
Riassunto delle puntate precedenti (ma fareste opera buona ad ordinare tutti gli arretrati della rivista dal 1991 ad oggi): il sottoscritto manda a verbale il fatto che non acquisterà un iPhone per tutto il futuro presumibile, perché lo ritiene un ottimo iPod con infilato dentro a forza un mediocre cellulare. In risposta all'articolo in questione (Macworld di agosto 2007) mi arriva una quantità inusitata di lettere dei lettori — che leggo sempre con interesse anche quando non ho il tempo di rispondere. Tra le altre spicca una letteronza di dieci pagine di un fanatico dell'open source il quale dice che non acquisterà iPhone perché non utilizza unicamente software "libero". Innanzitutto lo ringrazio per avercene informati, anche se temo fortemente che il responsabile delle vendite di iPhone, a fronte di un milione di pezzi venduti in poco più di due mesi nei soli USA, riuscirà lo stesso a trovare sonno la notte. Immagino che il nostro lettore a tutt'oggi invii e riceva telefonate solo da cabine pubbliche e non vedo perché legga la nostra rivista, i cui contenuti sono tutelati dalla legge sul diritto d'autore. Nel frattempo, Apple presenta iPod Touch, e qui si apre un nuovo capitolo.
Per parafrasare il vecchio Fred Buscaglione: l'ho veduto, l'ho seguito, l'ho palpato, l'ho provato: è piccolo così. Un primo aspetto da sottolineare: i fratelli gemelli separati alla nascita iPod Touch e iPhone sono figli dell'iPod nano. Dunque ultrasottili, senza un disco rigido, quindi necessariamente con una quantità di memoria limitata. Qualcuno ne è rimasto scottato: se avete una libreria di canzoni importate per dimensioni coprite che nel Touch, anche nel modello di punta, questa non trova integralmente posto. Io stesso mi trovo in questa situazione: capirete che cercare di far stare nell'iPod la discografia completa del Quartetto Cetra è una impresa di un certo impegno (no, non sto scherzando, è davvero uno dei miei obiettivi; per ora sono fermo a sole 120 canzoni circa, su quattromila che costituiscono la mia personale collezione).
Il nuovo iPod è davvero un oggettino irresistibile e ci vuole una gran forza d'animo, dopo averlo preso in mano, a metterlo giù. Vien più facile mettere mano al portafogli. Dando prova di grande forza d'animo e integrità morale, il sottoscritto si terrà il proprio vecchio iPod sino alla prossima iterazione del prodotto. Non appena Apple produrrà un iPod Touch da 32 GB sarò il primo della fila davanti alle casse, con la carta di credito in mano e in gran spolvero.
Il secondo aspetto interessante è lo sbarco del sistema operativo dei Macintosh in campi di applicazione nuovi. Non più solo personal computer, dunque, ma anche telefonia e apparecchi per il consumatore. "Come Windows", commenta qualcuno che capisce bene di mercato ma poco di tecnologia, perché Windows Mobile 6 è parente solo per modo di dire di Windows Vista, mentre invece OS X per iPod è sempre OS X, a cui è stata al momento tolta la capacità di eseguire applicazioni Carbon per meri motivi di spazio.
Francamente, non vedo l'ora che Apple tolga le catene agli sviluppatori terze parti in modo che alcune applicazioni nate su Mac vengano adattate per i gemellini, e OS X possa così farsi largo a gomitate nello spazio degli smartphone e dei palmari. Non sarà né facile né immediato, purtroppo, perché per arrivare in fretta al lancio del prodotto gli ingegneri di Apple hanno tagliato alcuni angoli - in particolare nel campo della sicurezza - e una discreta porzione dell'ambiente Cocoa andrà rivista prima che Phone e iPod Touch possano vantare la stessa invulnerabilità ai virus che caratterizza i nostri Mac e la stessa capacità di far girare applicazioni multiple senza che l'una pesti i piedi alle altre.
Ricordate Palm? Quella che fa ottimi
smartphone e i palmari, ma va male perché ha sbagliato tutte le scelte manageriali. Dal 12 settembre hanno per presidente Jon Rubinstein, quello che dirigeva la divisione iPod di Apple. E c'è Fred Anderson, ex direttore finanziario di Apple. Non sarebbe male se la società si riprendesse: la concorrenza fa bene a tutti, ma soprattutto a noi.
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Luca Accomazzi (www.accomazzi.net) vive con cellulare Symbian, palmare Palm, server Linux, calcolatori Mac OS X, iPod... ah, e anche moglie e figlia.
Originariamente pubblicato in data 07/10/2007