Un robot per maggiordomo
Estate 2008: presentato un robodomestico, ma la strada è ancora lunga
Nel film
L'uomo bicentenario, Robin Williams interpreta la parte di un robot appena uscito dalla fabbrica, che impara a lavorare nella famiglia che l'ha acquistato. Attraverso successive modifiche e aggiornamenti tecnologici, il robot diverrà via via sempre più capace, sensibile e umano, sino a diventare nel giro di due secoli in tutto e per tutto un membro della famiglia.
Non possiamo sperare di vedere i robot in circolazione tra duecento anni, ma certamente sarebbe interessante spendere un po' dei nostri sudati quattrini per acquistare e portare a casa un domestico cibernetico che ci aiuti nei compiti domestici, specialmente quelli più faticosi e ripetitivi. Forse questo momento non è così lontano come si potrebbe credere. Nel mese di luglio, l'istituto tedesco
Fraunhofer-Gesellschaft di Stoccarda ha presentato un modello di robot maggiordomo chiamato Care-O-Bot 3. È dotato di due telecamere a colori che gli impartiscono una visione stereoscopica di casa, sensori di vicinanza (come quelli che equipaggiano alcune automobili moderne e aiutano a parcheggiare) e di tocco. È alto un metro e quarantacinque centimetri e ha un braccio meccanico, forte ma gentile, che termina in una mano con tre dita d'acciaio. I suoi sensori gli permettono di manipolare una bottiglia di plastica senza schiacciarla, e lo bloccano quando si avvicina troppo a un essere umano in modo da non rischiare uno scontro. Si muove su quattro ruote tutte indipendenti le une dalle altre in modo da potersi destreeggiare anche in ambienti angusti, e sul frontalino è avvitato un vassoio. È programmato con una base dati per riconoscere alcune centinaia di comuni oggetti domestici, come le tazzine di caffé, e può imparare a riconoscerne di nuovi.
Care-O-Bot 3, i cui piani di introduzione sul mercato non sono ancora stati definiti, potrebbe essere solo l'inizio. Il consorzio
Feelix Growing raggruppa otto enti in sei nazioni e complessivamente vanta ventitrè roboticisti. Gli studiosi stanno lavorando su uno dei problemi più spinosi dell'informatica moderna e, se riusciranno a risolverlo, ne verrà rivoluzionata non solo la nascente tecnologia della robotica ma anche l'informatica personale. L'idea è di consentire al calcolatore di riconoscere almeno le principali espressioni facciali dell'essere umano. Un moderno personal computer, anche se dotato di telecamera, non sa neppure se il suo proprietario si trovi di fronte a lui o se abbia lasciato la stanza: la sua programmazione potrebbe e dovrebbe invece cambiare a seconda dei casi. E a maggior ragione la presenza e lo stato di un essere umano dovrebbe influenzare un robot casalingo, chirurgo o infermiere. I moderni robot aspirapolvere o tagliaerba che possiamo acquistare già oggigiorno nei centri commerciali hanno reazioni molto modeste: grazie a sensori di prossimità riconoscono la presenza di mobili, muri o alberi e cercano di lavorare sulle superfici libere evitando gli ostacoli.
Secondo la dottoressa Lola Cañamero, coordinatrice di
Feelix Growing, un futuro robot appena acquistato dovrebbe venire considerato e comportarsi come un bimbo piccolo: qualcuno che non sa fare molto ma impara a muoversi e a reagire ai comportamenti degli adulti che lo circondano. "È molto importante che il robot si accorga se il suo proprietario si è arrabbiato, perché questo probabilmente vuol dire che il robot ha sbagliato a fare qualche cosa", spiega la Cañamero. I ricercatori stanno anche programmando i robot in modo che, non appena spacchettati, si comportino come un pulcino uscito dall'uovo e riconoscano nella prima persona che vedono il loro proprietario. All'inizio potrebbero seguirlo ovunque, e nel farlo imparerebbero a conoscere gli ambienti domestici.
Il progetto
Feelix Growing è molto giovane, fondato nel 2007, ma spera di poter mostrare qualche risultato concreto tra due anni circa: l'idea è di realizzare due dispositivi prototipali: un robodomestico e un robot da compagnia per anziani.
Le ultime parole del film
L'uomo bicentenario vengono pronunciate da un robot: "è un piacere essere al vostro servizio". Speriamo allora che sia un piacere ricambiato, e non troppo distante nel tempo.
Originariamente pubblicato in data 03/08/2008