There’s an app for that
La pubblicità Apple dice "c'è una applicazione per tutto". Purtroppo o per fortuna, è vera.
Questa è una storia vera. Siamo ad Oak Creek, nel Wisconsin. Febbraio 2010. Un uomo, Tiernan Paine, va in macchina a una funzione religiosa, al locale tempio dei Testimoni di Geova. Tiernan è uomo di fede ed evidentemente crede molto nel suo prossimo, tanto che lascia parcheggiata l'automobile senza chiuderla a chiave e l'iPhone nel cruscotto. Quando esce dal tempio dei Testimoni di Geova ritrova l'automobile dove l'ha lasciata, ma l'iPhone è sparito. Tiernan non si lascia prendere dallo sconforto. Il nostro è anche utente Macintosh e abbonato a Mobile Me, quindi dispone della funzione di rintracciamento del dispositivo via GPS. Può facilmente scoprire in quale zona della città si trova il suo cellulare. E, continuando a considerare la questione con spirito positivo e costruttivo, anche se la localizzazione funzionasse malino può bussare a tutte le case del quartiere, tanto c'è abituato.
La cosa straordinaria è come le applicazioni software vengono usate in modo imprevisto dai loro creatori. Prendete Chatroulette.com. È un sito web abbastanza semplice, basato su Adobe Flash: vi collegate, si accende la vostra webcam e si collega a un server centrale, poi vi mette in collegamento con un altro utente assolutamente a caso: in audio e video e chat testuale. Sta spopolando tra i giovani. Uno degli utilizzi più gettonati -- siamo umani -- è quello di giovanotti e signorine che cercano di rimorchiare. Certamente i suoi creatori se lo aspettavano. Improbabile, visto che c'è l'Internet di mezzo, che nella schermata appaia qualcuno che abita nel quartiere di fianco, quindi la cosa è destinata a restare, è lecito pensare, parecchio sul platonico. Anche se scoppiasse la passione, sai com'è, puoi uscirtene con un bel "adesso vengo lì e ti faccio vedere i fuochi d'artificio", ma è grigia se tu stai a Gualdo Tadino e lei invece a Kalinkavichy in Bielorussia. Charroulette purtroppo si è presto popolato di esibizionisti e di mezzi maniaci, che fanno inquadrare alla webcam porzioni imbarazzanti della loro anatomia. Letteralmente un sito del ç@§§ø. Anche questo i creatori avrebbero potuto prevederlo.
Ma la storia (mi garantiscono vera) che mi ha fatto sbarrare gli occhioni è questa: un tipo matto come un cavallo (o forse genio, fate voi) ha comprato un pitone e una dozzina di anatroccoli. Va su Chatroulette e continua a cliccare sinché non gli capita una ragazza giovane e carina. A quel punto inquadra gli animali con la webcam e dice "fammi vedere le tette oppure dò un uccellino in pasto alla serpe".
Ecco l'abuso più spaventevole di una applicazione software. L'applicazione si chiama Clear e viene venduta come un servizio da cento dollari di canone annuo ai newyorchesi che volano frequentemente dall'aeroporto J. F. Kennedy. Dall'undici settembre 2001 in poi, come certo saprete, i controlli in aeroporto si sono fatti sempre più lunghi, noiosi e intrusivi. Gli statunitensi hanno anche una lista di presunti terroristi, mantenuta aggiornata in continuazione dalle agenzie federali sulla base delle ricerche e usata al check-in per bloccare potenziali malintenzionati prima che si imbarchino. Chi aderisce al programma Clear firma un contratto nel quale autorizza una organizzazione privata ad eseguire su base settimanale controlli su quel database ed altri ancora. Se qualsiasi controllo desse un risultato positivo, sperabilmente un falso positivo, l'applicazione lo avviserebbe e gli consiglierebbe di presentarsi al JFK con grande anticipo alla prossima occasione in modo da poter affrontare controlli severi. Di solito, invece, chi aderisce a Clear se la sbriga più in fretta dei comuni passeggeri, perché in aeroporto viene soggetto ai consueti controlli fisici (come il metal detector), ma gli vengono risparmiati i controlli di identità perché già eseguiti preventivamente.
Peccato che avesse aderito almeno un terrorista vero, mentre stava preparando il colpaccio. Solo cento dollari per sapere con gran comodo se gli agenti federali stavano cominciando a indagare su di lui? Un affarone!
Originariamente pubblicato in data 28/03/2010